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lunedì 11 ottobre 2010

l'attentato di felice orsini

La guerra di Crimea e l'intervento piemontese a fianco delle potenze alleate avevano permesso al Cavour di consolidare il legame fra lo Stato Sabaudo e la Francia. Non restava ora che assecondare i sogni ambiziosi di Napoleone III, che aspirava a sostituire all'influenza austriaca quella francese ed a fare della Francia il nuovo Stato-guida nell'Europa continentale.

Si trattava di tessere una trama sottile ed accurata, che lentamente avrebbe allargato le distanze fra Francia ed Austria ed avrebbe permesso al Piemonte di inserirsi a proprio vantaggio nel dissidio delle due grandi potenze. La politica diplomatica del Cavour subì però una battuta d'arresto in seguito all'attentato di Felice Orsini, un mazziniano dissidente che nel 1858 lanciò 3 bombe contro la carrozza di Napoleone III mentre si recava a teatro. L'imperatore non fu colpito, ma ci furono 8 morti e più di 150 feriti. I rapporti con la Francia sembrarono seriamente compromessi.

Dal carcere, però, senza chiedere la grazia, Felice Orsini, ghigliottinato poi a marzo, scrisse questa nobile ed accorata lettera al sovrano francese, con lo scopo dichiarato di giocare l'ultima carta per la causa italiana:

«Sta in poter vostro di fare l'Italia indipendente o di tenerla schiava dell'Austria e di ogni specie di stranieri. Gli Italiani vi chiedono che la Francia non permetta che la Prussia intervenga nelle future e forse imminenti lotte dell'Italia contro l'Austria. Io scongiuro Vostra Maestà di ridare all'Italia quella indipendenza che i suoi figli perdettero nel 1849, proprio per colpa dei Francesi. Rammenti la Vostra Maestà che gli Italiani (e tra questi il mio padre stesso) accorsero a versare il sangue per Napoleone il Grande, dovunque a questi piacque di condurli; rammenti che sino a che l'Italia non sarà indipendente, la tranquillità dell'Europa e quella vostra non saranno che una chimera. Vostra Maestà non respinga il voto supremo d'un patriota sulla via del patibolo: liberi la mia patria e le benedizioni di 25 milioni di cittadini la seguiranno dovunque e per sempre.»

Napoleone III fu favorevolmente colpito da questa lettera e ne autorizzò la pubblicazione sulla stampa, che presentò Felice Orsini come un eroe. Cavour colse allora l'occasione per denunziare il pericolo di nuovi attentati di marca rivoluzionaria, se si fosse ancora trascurata la causa italiana e convinse Napoleone III che l'Italia era una polveriera pronta ad esplodere ed a mettere sottosopra l'equilibrio europeo. L'imperatore, infatti, ruppe gli indugi ed invitò Cavour a recarsi segretamente in luglio a Plombières, dove aveva deciso di fare le cure termali.

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