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domenica 7 novembre 2010

Filosofia ebraica



Fare un'introduzione alla filosofia ebraica risulta alquanto complesso almeno fino al I sec. dell'Era Volgare, quando con Filone di Alessandria si stabilisce il primo originale incontro tra il giudaismo e la filosofia greca, ci risulta difficile comprendere il significato che possiamo attribuire ad un concetto originale di “filosofia”. Molti studiosi, tra i quali Colette Sirat, sottolineano la complessità di definire in particolare il concetto di filosofia ebraica : “Filosofia ebraica non significa, quindi una filosofia elaborata da un ebreo; non significa nemmeno una filosofia le cui fonti siano ebraiche [...] Questo significa che una data filosofia, apparsa ad un certo momento della storia umana, è stata accostata alla tradizione ebraica e che si sono messi in rilievo i tratti comuni a certi testi del patrimonio culturale ebraico e a questo sistema di pensiero. In questo senso i testi che costituiscono la 'filosofia ebraica' sono raramente testi di filosofia pura” ( Colette Sirat La filosofia ebraica medievale, secondo testi editi e inediti. A cura di Bruno Chiesa Paideia Brescia 1990. Introduzione pp. 21-22)

E' quindi evidente che per comprende lo sviluppo della tradizione e della cultura ebraica occorre esaminare almeno i testi che sin dall'origine sono stati al centro delle speculazioni e dei dibattiti del popolo di Israele e che, sicuramente, attraverso la loro interpretazione e rielaborazione sono alla base di tutti quei sistemi di pensiero che rimangono vivi all'interno del giudaismo – parlo qui di sistemi di pensiero proprio perché accanto alla filosofia anche altre correnti come il misticismo, espresso pienamente dalla Qabbalah, o altre forme di ascetismo hanno indubbiamente contribuito alla formazione di un monumentale corpus che rafforza le fondamenta della più antica e millenaria tradizione ebraica.

Ovviamente il primo testo che dobbiamo tenere in considerazione e che costruisce non solo lo speciale rapporto tra un popolo e il Suo Dio, ma soprattutto sancisce e regola la vita dell'uomo e dell'intera comunità è la Torah, ovvero i cinque libri che formano il Pentateuco: Genesi, Bereshit ; Esodo, Shemot ; Levitico Vaykrà; NumeriBamidbar; Deuteronomio, Devarim. ( i nomi dei libri che formano il Pentateuco in ebraico sono così chiamati dall'incipit di ogni singolo libro, Bereshit infatti vuol dire “In principio”; Shemot “Nomi”; Vaykrà “Egli chiamò”; Bamidbar “Nel deserto”: Devarim “Parole”). Aggiungo qui anche una breve nota poiché spesso erroneamente parlando di Torah si vuole intendere, in senso più generale, la Bibbia. Per indicare tutto l'Antico Testamento si usa TaNaCh che è l'acronimo di tutte e tre le sezioni che compongono la Bibbia ebraica, Torah, il Pentateuco appunto, Ne'vim, i libri dei profeti, e Ketuvim, gli scritti.

Accanto a questa tradizione scritta che può essere semplicemente indicata come “Torah Scritta” (Torah shebikhtav), è ben viva e presente nell'ebraismo una ancora più copiosa tradizione orale o “Torah Orale” (Torah shebal'pe) che fu quella tramandata direttamente da Dio a Moshe sul Monte Sinai attorno alla quale si costruirà l'intero assetto del Talmud.

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