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giovedì 9 settembre 2010

Saggio breve: il Doping

Il Doping
Destinatario: giornalino scolastico

“Costituiscono doping la somministrazione o l'assunzione di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l'adozione o la sottoposizione a pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche ed idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell'organismo al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti”. L'articolo 1 comma 2 riguardante la tutela sanitaria delle attività sportive esprime un concetto basilare per la cura del proprio corpo: è vietata l'assunzione di farmaci non necessari al trattamento medico, richiesto da eventuali precarie condizioni fisiche del paziente. Può capitare a volte però che, in contrasto con l’etica sportiva, un atleta assuma sostanze chimiche al fine di migliorare il proprio rendimento sportivo. Certe sostanze sono, in alcuni casi, legittimate dai regolamenti che ne prevedono una giusta somministrazione, che, se rispettata può portare benefici psicofisici all'atleta che ne fa uso. Certo è pur vero che campioni non si diventa ma si nasce, ciò nonostante l'assunzione di sostanze dopanti può influire molto sul rendimento di un atleta, che può realizzare il suo sogno di primeggiare fra i rivali. Questa è la causa fondamentale che spinge un atleta ad assumere tali sostanze.
L’impiego di queste sostanze, che prende il nome di doping, sopprime di fatto quella che è la vera natura dello sport, un semplice gioco, ed evidenzia il fatto che alcuni atleti possono vedere l’attività sportiva solo come un modo per primeggiare fra gli altri. Molti sono i motivi che possono spingere un’atleta ad assumere sostanze proibite e, di conseguenza, potenzialmente molto nocive: l’insoddisfacente rendimento atletico, la dipendenza psicologica, la necessità di placare ansia e stress, la diffusa convinzione che tutti i rivali facciano comunque uso di sostanze illecite e sopratutto, l’ignoranza degli effetti collaterali che possono rivelarsi fatali per la salute. Un'altra causa che può spingere l'atleta a fare uso di doping è l'enorme pressione agonistica da parte di tutte le figure che girano attorno a questo business, nella maggior parte dei casi si tratta di persone vicine all'atleta che incassano percentuali sulla quantità del prodotto venduto. Tutto ciò è frutto di interessi politici ed ingenti capitali che ruotano attorno allo sport. La pratica del doping è riprovevole per almeno due motivi: i danni potenziali a cui l’atleta va incontro danneggiando irreparabilmente il proprio organismo, e la corruzione apportata alla genuinità della prestazione atletica. Al giorno d'oggi esiste una vastissima varietà di sostanze dopanti che agiscono nello specifico (aumentando a dismisura il giro d'affari che ne scaturisce) per alcuni tipi di muscoli ed apparati della “macchina” umana: si passa dagli ormoni agli steroidi anabolizzanti, dai betabloccanti agli stimolanti e concludiamo con i corticosteroidi. Le giustificazioni all'impiego di queste sostanze sono estremamente limitate, pertanto, l'atleta che ne fa fa uso è quasi sempre punito con una squalifica che gli vieta lo svolgimento di qualsiasi gara agonistica.
Può sembrare strano, eppure molti atleti che fanno uso di sostanze dopanti ignorano o conoscono solo parzialmente i rischi ai quali sono esposti. Il problema principale sembra risiedere quindi nella mancanza di una campagna informativa capillare e martellante: nonostante negli ultimi anni si siano fatti maggiori sforzi per sensibilizzare l'opinione pubblica, c'è ancora molta strada da percorrere. Infatti, nonostante in molti paesi il doping sia un reato punibile sia dalla giustizia sportiva che da quella civile, sono ancora troppi gli atleti, soprattutto a livello amatoriale, che si dopano. Quindi non basta punire, bisogna anche far capire!

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